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1. Definizione

2. Obiettivi della differenziazione

3. Caratteristiche

4. Soggetti interessati

5. Differenziazione organizzativa

6. Differenziazione educativa – incentrata sullo studente

7. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei contenuti

8. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei processi

9. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei prodotti

 

1. Definizione

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La “differenziazione” ha come obiettivo l’inclusione di tutti gli studenti, per far sì che questi siano motivati ad apprendere, si lascino coinvolgere in percorsi di apprendimento permanente e riportino dei buoni risultati scolastici. In generale, potremmo dire che gli obiettivi della differenziazione didattica sono l’autorealizzazione e l’auto-attuazione degli allievi a livello cognitivo, emotivo e sociale, nonché la volontà di promuovere una formazione armoniosa e plurale dei cittadini per il bene della società e dell’umanità. Per questo, la differenziazione didattica va considerata come un elemento essenziale dei percorsi educativi.

La differenziazione può dirsi qualitativa quando questa è proattiva, tesa al raggiungimento degli obiettivi, strutturata, varia e trasparente. La differenziazione qualitativa implica, inoltre, il coinvolgimento dei soggetti interessati a livello micro (nelle classi), meso o intermedio (nelle scuole) e macro (misure politiche legate al sistema della formazione).

È possibile distinguere fra differenziazione organizzativa e differenziazione educativa.

La differenziazione organizzativa (o strutturale) può essere implementata seguendo diverse modalità: creando dei gruppi di allievi differenti all’interno delle scuole, ideando dei programmi personalizzati per gli studenti con bisogni speciali, progettando dei programmi di recupero o potenziamento extracurriculari.

La differenziazione educativa (o nelle classi) viene operata all’interno delle classi. È incentrata sugli studenti nel momento in cui tale processo si concentra sul diverso livello di ricettività, sugli interessi e sul profilo dei singoli allievi. È governata dagli insegnanti quando questa è tesa alla differenziazione dei contenuti, dei processi e dei prodotti. Inoltre, tali approcci possono influenzarsi fra loro.

Spesso la differenziazione didattica può apparire come un processo estremamente complesso, un obiettivo, pressoché, irraggiungibile. Tuttavia, crediamo che sia necessario sfatare questo mito: in quanto la differenziazione è, soprattutto, un approccio educativo facilmente realizzabile.

 

2. Obiettivi della differenziazione

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L’obiettivo della differenziazione didattica è di creare un ambiente di apprendimento che incoraggi gli studenti a fare uso delle proprie capacità, sfruttandole al massimo, correndo dei rischi e acquisendo conoscenze e competenze in un ambiente che ritengono sicuro e flessibile. È importante creare dei percorsi di apprendimento differenziati per tutti gli studenti, non solo per gli allievi con bisogni speciali o disabilità.

La differenziazione didattica si propone di:

  • favorire l’inclusione: gli insegnanti che adattano metodi e approcci educativi alle esigenze degli studenti favoriscono la loro partecipazione al processo di apprendimento. Secondo Leicester (2008), è possibile parlare di pratiche inclusive nel momento in cui queste rispondono a una vasta gamma di esperienze scolastiche e aiutano i minori con un diverso background e differenti capacità a raggiungere dei risultati di apprendimento soddisfacenti;
  • motivare ad imparare: l’obiettivo della differenziazione è incoraggiare ciascuno studente ad imparare, facendo sì che il programma rifletta l’esperienza dell’allievo. Pertanto, gli insegnanti dovrebbero sviluppare dei prodotti che rispecchino la capacità degli studenti di apprendere e semplificare tale processo per gli allievi con un diverso livello di preparazione, interessi e profili differenti; tali caratteristiche possono, infatti, influire sull’acquisizione di nuove competenze;
  • promuovere l’apprendimento permanente: i risultati positivi delle strategie di differenziazione incoraggeranno gli studenti a partecipare ad attività formative anche nel corso della loro vita professionale e al termine del percorso scolastico;
  • sostenere il conseguimento dei risultati di apprendimento (efficacia): una didattica differenziata e inclusiva è associata al conseguimento di risultati di apprendimento, dal momento che tale approccio lega il profilo dello studente al metodo di insegnamento più The European Commission support for the production of this publication does not constitute an endorsement of the contents which reflects the views only of the authors, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein. 10 adatto. Crawford (2008) sostiene che la chiave per un processo di differenziazione efficace consiste nell’adattare gli argomenti trattati, le strategie didattiche e i metodi di valutazione agli interessi degli adolescenti, al loro livello di preparazione e al loro profilo, così da incoraggiare dinamiche di inclusione all’interno delle classi. Nelle classi differenziate gli studenti sono i veri protagonisti del processo di apprendimento e se ne assumono la responsabilità. Essi sentono proprio il percorso educativo e, in virtù di tale atteggiamento, hanno maggiori possibilità di raggiungere gli obiettivi stabiliti, i quali possono arricchirsi e diversificarsi grazie a una maggiore apertura intellettuale degli studenti (coinvolti, ad esempio, in attività volte alla risoluzione di problemi);
  • aumentare l’efficienza: in un contesto educativo differenziato, è probabile che gli studenti siano impegnati in attività didattiche che si avvicinano alla loro zona di sviluppo prossimale. Dedicano meno tempo allo svolgimento di attività troppo difficili o inadatte alle loro caratteristiche. L’utilizzo di dispositivi digitali, come il tablet, può aumentare l’efficacia di tali attività dal momento che questi consentono agli insegnanti di monitorare e condividere i progressi degli allievi;
  • promuovere l’auto-realizzazione: promuovendo la differenziazione, gli insegnanti possono aiutare gli studenti più talentuosi a dedicarsi ad attività che permettano loro di mettere in evidenza il loro potenziale;
  • favorire l’auto-attuazione: la differenziazione pedagogica consente agli studenti di sfruttare al massimo le loro opportunità di apprendimento e crescita. Gli insegnanti dovrebbero implementare tali processi al fine di favorire uno sviluppo olistico degli studenti, che li conduca al di fuori delle classi e li spinga ad aprirsi alla società;
  • supportare la formazione armoniosa e plurale di cittadini per il bene della società e dell’umanità: la differenziazione didattica ha come obiettivo la creazione di un ambiente di apprendimento sicuro e flessibile in cui gli studenti possano sviluppare le loro capacità ed acquisire conoscenze e competenze. Tale ambiente dovrebbe incoraggiare l’indipendenza degli studenti e garantire il loro benessere, affinché possano divenire dei cittadini attivi e responsabili.

 

3. Caratteristiche

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Quali sono le caratteristiche di una differenziazione didattica efficace?

  • Pro-attiva: gli insegnanti dovranno imparare a ideare delle prassi e a non ignorare il diverso livello di preparazione degli studenti, i loro interessi ed il loro profilo. Pertanto, dovranno procedere alla creazione di programmi e di attività differenziate. Tale approccio è meramente pedagogico, non organizzativo, in quanto è compito degli insegnanti modificare in maniera proattiva programmi, metodi di insegnamento, risorse, attività e compiti degli studenti per rispondere alle esigenze dei singoli e dei piccoli gruppi di allievi e massimizzare le opportunità di apprendimento per ciascuno studente. (Tomlinson, Brighton, Hertberg, Callahan, Moon, Birmijoin, Conover & Reynolds, 2013). Si parla, invece, di differenziazione reattiva nel momento in cui l’insegnante pianifica la lezione per l’intera classe ed adatta il proprio metodo solo nel momento in cui insorge un problema. Tale metodo è altamente sconsigliato.
  • Tesa al raggiungimento degli obiettivi: in contesti educativi differenziati gli obiettivi di apprendimento sono al centro dell’attività didattica, eppure bisogna interrogarsi sull’opportunità che gli studenti raggiungano o meno i medesimi obiettivi, come previsto nei contesti di apprendimento tradizionale. In ambienti di apprendimento inclusivi, è possibile, a volte, consentire ad alcuni studenti di raggiungere obiettivi diversi.
  • Varia: uno degli elementi chiave della differenziazione è la sua varietà. Tale aspetto può dipendere dalla volontà dell’insegnante che decide di arricchire la propria offerta didattica di attività e temi. Oppure, può essere ispirata dagli studenti nel momento in cui essi sono inseriti in un contesto educativo che li spinge ad essere autonomi e responsabili. Gli studenti sono, in questo caso, liberi di scegliere a quali attività dedicarsi e quali obiettivi raggiungere.
  • Trasparente: è necessario essere chiari e trasparenti nella definizione di obiettivi e risultati di apprendimento; per questo è bene fornire agli studenti delle linee guida così da offrire loro un’immagine ben definita delle aspettative degli insegnanti sin dall’inizio del processo di The European Commission support for the production of this publication does not constitute an endorsement of the contents which reflects the views only of the authors, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein. 12 apprendimento. In ambiti educativi più aperti, gli studenti possono avere l’opportunità di definire da soli i propri risultati di apprendimento. Tali argomenti vanno discussi in maniera trasparente. Inoltre, è fondamentale che gli insegnanti parlino apertamente del processo di differenziazione, per far sì che gli studenti ne siano consapevoli.
  • Strutturata: il metodo utilizzato dovrebbe essere chiaro per tutti i soggetti coinvolti.
  • Fattibile: Sebbene gli insegnanti appaiano concordi nel sostenere l’idea di una classe inclusiva e mostrino di approvare il concetto di differenziazione didattica, essi non cercano davvero di adattare materiali, pianificare lezioni personalizzate, mutare i metodi e i criteri di valutazione, adattare le attività, creare dei programmi variegati (Tomlinson, et al. 2003). Pur sapendo che gli insegnanti devono intraprendere, a loro volta, un processo di apprendimento, crediamo che la differenziazione sia una strada percorribile, soprattutto se facilitata dall’utilizzo di tablet.
  • Necessaria: per realizzare delle classi autenticamente inclusive che rispettino le esigenze e le potenzialità di ciascuno studente.

 

4. Soggetti interessati

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Al fine di rendere la differenziazione didattica parte integrante del sistema scolastico, è fondamentale coinvolgere i soggetti interessati su tre livelli, affinché questi investano tempo ed energie in tale progetto e collaborino fra di loro.

  • Livello macro: I decisori politici a livello europeo, nazionale e regionale devono porre l’accento sulla differenziazione nei documenti dedicati alla definizione delle politiche scolastiche (programmi nazionali). Gli ispettori e i soggetti impegnati nella formazione degli insegnanti costituiscono, invece, delle figure fondamentali nella promozione di tali processi nelle classi e nelle scuole.
  • Livello meso o intermedio: i regolamenti scolastici dovrebbero fare riferimento all’esigenza di promuovere processi di differenziazione. È fondamentale incentivare lo scambio e la collaborazione fra scuole e insegnanti.
  • Livello micro: il processo di differenziazione deve coinvolgere non solo docenti e studenti, ma anche assistenti e genitori. È possibile favorire tale atteggiamento informando i soggetti interessati, in modo che essi possano partecipare e collaborare attivamente.

 

5. Differenziazione organizzativa

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Per differenziazione organizzativa o strutturale si intendono una serie di misure da implementare a livello scolastico o curricolare. Tale processo può essere promosso in quattro modi diversi.

  1. Programmi personalizzati per studenti con bisogni speciali

L’educazione speciale prevede l’utilizzo di tecniche pedagogiche che rispondano alle esigenze degli studenti con bisogni speciali. Tale processo prevede una programmazione didattica individuale e l’analisi costante dei metodi di insegnamento, l’adattamento del materiale didattico e delle attrezzature utilizzate, nonché la creazione di ambienti di apprendimento accessibili. Misure di questo tipo sono pensate per aiutare le persone con bisogni speciali ad essere più autosufficienti e a raggiungere degli ottimi risultati scolastici e migliorare le loro capacità di socializzazione. Tali progressi non potrebbero essere ottenuti limitandosi a prendere parte a delle lezioni regolari. Gli studenti con bisogni speciali hanno spesso disturbi dell’apprendimento, del linguaggio, del comportamento, disabilità fisiche o sensoriali. Essi possono usufruire di servizi educativi aggiuntivi, come attività didattiche differenziate, ed accedere a tecnologie assistive ed aule adattate. Gli insegnanti di sostegno devono essere in possesso di diplomi particolari e devono concentrarsi sui punti di forza e sulle sfide da affrontare. I servizi e il supporto che ricevono possono variare. È importante personalizzare gli approcci, al fine di dare agli allievi le risorse di cui hanno bisogno per compiere dei progressi. Spesso gli studenti con bisogni speciali sono esclusi dalle classi regolari e svolgono le loro lezioni in ambienti separati.

  1. Programmi di recupero

I programmi di recupero sono pensati per aiutare gli studenti a colmare le loro lacune ed acquisire competenze di base. Essi sono rivolti a tutti gli studenti, con o senza bisogni speciali. Tali corsi servono agli studenti per potenziare le loro capacità di lettura e le loro competenze matematiche e raggiungere il medesimo livello dei loro compagni. Nella maggior parte dei casi, essi sono costretti a cambiare classe per seguire queste lezioni. Non tutti i programmi sono efficaci, poiché molto dipende dalla professionalità dell’insegnante che dovrebbe aver seguito dei corsi di formazione appositi. È importante, inoltre, che le lezioni siano seguite da gruppi ristretti, in modo che i docenti possano prestare maggiore attenzione alle esigenze dei singoli.

  1. Attività extracurriculari

I programmi extracurriculari prevedono lo svolgimento di attività non inserite nei programmi scolastici. La partecipazione degli studenti è del tutto volontaria e possono essere organizzate o meno dalle scuole. Fra queste attività ricordiamo attività sportive, corsi di musica e di arte, club e molto altro. Gli studenti possono trarre numerosi benefici dalle attività extracurriculari, in quanto grazie ad esse acquisiscono nuove competenze, imparano a socializzare, potenziano le loro capacità di leadership e scoprono i loro interessi. Allo stesso tempo, la partecipazione ad attività extra-scolastiche è spesso connessa a un migliore rendimento scolastico e a una maggiore autostima degli studenti. Molte attività extrascolastiche, come la redazione del giornalino della scuola, corsi di fotografia o di teatro, possono incoraggiare gli studenti a scoprire la propria vocazione e a rendere il loro profilo più interessante sia per le università sia per i datori di lavoro.

  1. Formazione dei gruppi

I vari sistemi scolastici hanno sviluppato dei metodi differenti per gestire la crescente diversità della popolazione studentesca. Selezionano e raggruppano gli studenti sulla base del loro livello di preparazione, del loro rendimento, dei programmi. È possibile distinguere una stratificazione verticale (per età), e orizzontale (fra e all’interno delle scuole).

  • La stratificazione verticale degli studenti è il risultato della diffusione dell’alfabetizzazione che ha portato alla creazione di diverse classi e livelli di istruzione.
  • La stratificazione orizzontale implica l’adattamento dei programmi alle esigenze di diversi gruppi di studenti sulla base delle loro capacità. Distinguiamo due diversi tipi di stratificazione orizzontale:
  • fra le scuole: una suddivisione degli studenti in diverse scuole sulla base delle loro capacità, si pensi al sistema dei licei e delle scuole professionali. Tale sistema è noto anche con il termine inglese “tracking”;
  • all’interno delle scuole: una suddivisione degli allievi in corsi differenziati sulla base delle loro competenze. Tali gruppi sono spesso creati per l’insegnamento di discipline fondamentali; anche i programmi di recupero e corsi rivolti a studenti con bisogni speciali sono un esempio di tale differenziazione, nota anche come “streaming”

Alla base di tali processi di differenziazione vi è il tentativo di omogeneizzare la popolazione studentesca per rispondere in maniera più rapida ai bisogni educativi di ciascuno. Tuttavia, la stratificazione orizzontale potrebbe riprodurre le disuguaglianze sociali ed economiche esistenti, dal momento che gli studenti svantaggiati tendono ad essere relegati nei gruppi che riportano i risultati peggiori.

La formazione di gruppi omogenei è il risultato di un processo di differenziazione. Tale tradizione è nata in risposta alle classi tradizionali, in cui un singolo docente aveva il compito di insegnare a un gruppo di studenti diversi per rendimento, background culturale, capacità linguistiche e altro. Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che tale pratica non contribuisce al successo di tutti gli studenti. Ricerche sulla preparazione degli studenti hanno dimostrato che la formazione di gruppi omogenei può avere degli effetti positivi sugli allievi con un buon rendimento, ma influisce negativamente su quelli che faticano ad ottenere dei buoni risultati scolastici. Allo stesso tempo, è noto che gruppi omogenei contribuiscono ad aggravare il divario fra i rendimenti degli studenti, senza migliorarne i progressi. Nelle classi omogenee, gli studenti in difficoltà imparano meno perché dedicano meno tempo ad attività istruttive, il materiale e i contenuti ai quali sono esposti sono meno stimolanti. Infine, la stratificazione orizzontale a livello scolastico limita la mobilità degli studenti e riduce il loro livello di soddisfazione. È probabile che gli allievi appartenenti a gruppi disagiati siano inseriti in classi composte da allievi con uno scarso rendimento scolastico e ciò fa sentire gli studenti esclusi, stigmatizzati, socialmente emarginati. Lo stesso avviene per gli studenti con disabilità, il cui rendimento non può che risentirne.

La formazione di gruppi eterogenei prevede l’inclusione di studenti con un diverso livello di preparazione nella medesima classe. Tale approccio è legato alla convinzione che è possibile creare un rapporto di interdipendenza positiva fra studenti con un diverso rendimento che lavorano insieme e si aiutano a vicenda per raggiungere un unico obiettivo. Gli studenti meno capaci ottengono dei vantaggi dall’essere inseriti in un gruppo eterogeneo. Non rischiano, infatti, di essere stigmatizzati per via delle loro lacune. Un gruppo eterogeneo dà agli studenti più capaci la possibilità di divenire dei mentori per i loro compagni. Tutti i membri del gruppo possono così collaborare per aiutarsi a vicenda e comprendere i concetti studiati. Gli insegnanti scelgono di utilizzare delle strategie educative diverse in base agli obiettivi impliciti ed espliciti stabiliti per la classe. Da un punto di vista teorico, è possibile distinguere fra una tendenza alla convergenza e alla divergenza.

  • Gli insegnanti che mirano alla convergenza lavorano per far sì che tutti i loro studenti raggiungano degli obiettivi minimi. Pertanto, dedicano il loro tempo soprattutto agli allievi con uno scarso rendimento al fine di permettere loro di conseguire dei risultati, anche a discapito degli studenti più preparati che ricevono meno attenzioni.
  • Gli insegnanti che mirano alla divergenza lavorano per aiutare tutti i loro studenti ad esprimere il loro potenziale, dedicano il loro tempo e le loro attenzioni sia agli studenti meno bravi che a quelli più brillanti. In pratica, la maggior parte degli insegnanti combina un approccio divergente a uno convergente allo scopo di aiutare gli studenti meno preparati a raggiungere degli obiettivi minimi, offrendo a quelli più brillanti la possibilità di acquisire ed ampliare le loro conoscenze senza, però, proseguire il programma.

Gli effetti di tali strategie di differenziazione non sono chiari, dal momento che le ricerche riportano dei risultati contrastanti, sicché è arduo per gli insegnanti compiere delle scelte univoche. Il processo di differenziazione è considerato divergente quando gli effetti sono maggiori per gli studenti più brillanti e convergente quando sono gli studenti meno capaci ad ottenere maggiori benefici.

Il pensiero divergente entra in campo nel momento in cui possiamo trovare molteplici soluzioni a un problema. È spontaneo e libero, al contrario del pensiero convergente che è logico e sistematico. Quando ci serviamo del pensiero convergente, utilizziamo dei procedimenti logici al fine di trovare la soluzione migliore. Il pensiero divergente, invece, ci permette di cercare delle nuove possibilità. Il primo si basa, dunque, sulla logica e non sulla creatività, al contrario del secondo. Ci serviamo del pensiero divergente per risolvere dei problemi aperti in cui la creatività assume un ruolo essenziale. Come detto prima, il pensiero convergente si oppone al pensiero divergente. È volto a trovare un’unica soluzione al problema che tentiamo di risolvere. Di solito le prove di valutazione svolte a scuola, (domande a risposta multipla, test di grammatica e di matematica) sono tesi a testare logiche vicine al pensiero convergente.

 

6. Differenziazione educativa – incentrata sullo studente

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La differenziazione deve tenere conto delle seguenti caratteristiche.

  1. Preparazione degli studenti: per preparazione degli studenti si intendono le conoscenze ed il livello di competenze di cui questi sono in possesso rispetto a un tema o a un’attività nella quale saranno coinvolti. La differenziazione dei programmi e dei contenuti è una risposta alla preparazione degli studenti il cui apprendimento avviene nella zona di sviluppo prossimale. Gli insegnanti devono supportare e aiutare gli studenti a pensare in maniera autonoma e a sviluppare la loro capacità di risolvere problemi. È necessario che gli studenti apprendano sempre cose nuove e che i contenuti presentino un livello di difficoltà adeguato.
  2. Interessi degli studenti: le attività che risultano interessanti per gli studenti sono quelle che li rendono motivati, produttivi, perseveranti e autonomi. Piuttosto che chiedersi “Come posso motivare gli studenti?”, gli insegnanti devono riflettere sulla domanda “Che cosa motiva questo studente e come posso ideare delle attività che rispecchino e sfruttino queste motivazioni?”
  3. Profilo dello studente: Il termine profilo dello studente si riferisce alle modalità di apprendimento che possono essere determinate da numerosi fattori quali, il tipo di intelligenza, il genere, la cultura dei singoli. Gli allievi delle scuole primarie e secondarie ottengono dei risultati migliori nel momento in cui l’attività didattica è in linea con il loro profilo.

N.B: Non è opportuno servirsi degli stili di apprendimento per promuovere la differenziazione fra gli studenti dal momento che tale approccio impedisce a questi ultimi di servirsi di diverse modalità di apprendimento, né porta al raggiungimento di migliori risultati scolastici (De Bruyckere, Kirschner & Hulshof, 2015).

 

7. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei contenuti

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Attraverso il processo di differenziazione dei contenuti, gli insegnanti:

  • si servono di una vasta gamma di input (uditivi, visivi, ecc.) per condividere informazioni con gli studenti;
  • forniscono agli studenti differenti fonti di informazioni, li invitano a riflettere sul loro modo di accedervi e sui contenuti da apprendere;
  • utilizzano dei metodi di valutazione connessi ai contenuti.

La differenziazione dei contenuti passa per:

  • variazioni nei testi;
  • uno studio più rapido del materiale didattico;
  • una vasta gamma di testi e materiali di approfondimento;
  • filmati e video didattici;
  • studio individuale;
  • compiti diversificati basati su una valutazione preliminare.

 

8. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei processi

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Differenziare i processi significa coinvolgere gli studenti in attività didattiche che consentano loro di comprendere i contenuti e analizzare i concetti chiave. Dà agli studenti la possibilità di afferrare, giocare, sconvolgere, sperimentare, testare quanto hanno appreso. La differenziazione dei processi varia in base alle caratteristiche degli studenti soprammenzionate (preparazione, interessi, profilo). Uno dei metodi utilizzati per differenziare i processi è formare dei gruppi flessibili. Gli studenti possono, infatti, lavorare di volta in volta insieme a tutti i loro compagni, in piccoli gruppi o con un partner. Grazie a questa tecnica, è possibile creare dei gruppi di lavoro che collaborino per un’ora, per una settimana oppure per un intero mese. Non si tratta di un provvedimento permanente, ma è una maniera per permettere agli studenti di cooperare seguendo diversi metodi e configurazioni in base all’attività da svolgere e agli obiettivi di apprendimento. In ambienti di apprendimento differenziati, gli insegnanti devono garantire agli studenti di poter scegliere fra diverse modalità di acquisizione e rielaborazione dei contenuti e dei concetti. Gli educatori devono dedicare un tempo sufficiente a:

  • conoscere i loro studenti e comprenderne le caratteristiche individuali;
  • invitare i ragazzi ad essere parte attiva del loro processo di apprendimento;
  • offrire agli allievi diversi metodi per modificare alcuni aspetti dei programmi scolastici;
  • aiutare le classi a conseguire dei buoni risultati.

 

9. Differenziazione educativa – incentrata sul docente – differenziazione dei prodotti

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È essenziale adottare dei metodi di valutazione alternativi al fine di valutare in maniera chiara ed inequivocabile il rendimento degli allievi. Tali metodi sono incentrati sugli studenti e si concentrano sul loro modo di applicare competenze e conoscenze nella vita reale, tenendo conto delle loro caratteristiche individuali. I metodi di valutazione tradizionali si limitano a prendere in esame le capacità intellettive, mentre quelli alternativi tengono conto anche dei progressi emotivi e psicomotori. Portfolio, progetti, compiti, mappe concettuali, griglie, associazioni di idee, autovalutazione e valutazione fra pari sono alcuni degli strumenti di valutazione alternativi. Essi sono più adatti a definire le esigenze, i cambiamenti e le caratteristiche individuali degli studenti.

 

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